Come pioniere dell'Espressionismo Spirituale, il mio lavoro esplora le connessioni tra il mondo spirituale e quello materiale.
Per me, tutto ciò che si manifesta nella realtà fisica ha infatti una diretta connessione con eventi ed energie sul piano spirituale: la mia investigazione mira a rivelare queste connessioni e a comprenderne il significato.
Considero la mia arte un'evoluzione dell’espressionismo tradizionale: con esso condivido la ricerca di un gesto crudo e senza filtri, e l’esigenza di dare forma alle correnti che mi attraversano.
La differenza è nel coinvolgimento spirituale: vivo l’arte come esperienza mistica di scoperta e comprensione, che permette di dare un senso più ampio alla realtà che ci circonda e a noi come parte di essa.
Il mio lavoro si divide in due fasi essenziali. La prima è caratterizzata da un flusso creativo istintivo e non filtrato, dove l’arte prende forma in modo totalmente spontaneo.
Ispirandomi ad antiche pratiche sciamaniche, entro in stato di trance per oltrepassare i confini della mente razionale e, varcate le soglie del mondo spirituale, stabilisco un dialogo esoterico con le energie che lo attraversano, che si manifestano nel mio corpo come contrazioni spontanee dei muscoli, spesso molto rapide.
Questo processo mi porta a realizzare opere che fungono da risposte intuitive alle domande che mi pongo sulla realtà, e i simboli esoterici che emergono in esse non sono altro che l'alfabeto di questo dialogo tra il mondo spirituale e quello fisico.
Solo in un secondo momento entra in gioco la mia parte razionale, che cerca di dare un senso ai simboli e alle sensazioni che emergono dalle opere, interpretando gli elementi esoterici e le geometrie sacre presenti in esse con una ricerca che espande il lavoro di artisti come Hilma af Klint e Wassily Kandinsky.
Questo secondo stadio è cruciale per me per comprendere e interpretare ciò che è stato prodotto durante la fase intuitiva: senza di esso, ciò che rimarrebbe dell’esperienza mistica sarebbe solo una bella storia da raccontare, e un groviglio di pennellate su una tela.
Invece, è proprio grazie a questa dualità tra creazione spontanea e interpretazione razionale che la coscienza si espande. La pratica artistica diventa così una pratica spirituale, che permette di andare oltre ai condizionamenti sociali e culturali per ampliare la propria visione della realtà e della propria identità.
E anche per lo spettatore il mio lavoro offre una duplice esperienza simile. Mentre i simboli presenti nelle mie opere toccano le corde dell’inconscio e creano una connessione energetica con chi le osserva, la mia interpretazione razionale è un invito a riflettere sulla la propria percezione della realtà e a esplorare temi spirituali come l'identità personale e le influenze della società su di essa.
Emanuele “Renton” Fortunati è il fondatore e pioniere dell'Espressionismo Spirituale, un movimento artistico che esplora le connessioni tra il mondo spirituale e quello materiale.
Il suo lavoro, che condivide con l’espressionismo tradizionale un’espressività cruda e senza filtri, è caratterizzato da gesti spontanei e istintivi, e arricchito da un profondo coinvolgimento spirituale.
Ispirato dalle antiche pratiche degli sciamani, Emanuele crea le sue opere in stato di trance, dove incanala le energie spirituali che lo attraversano e dialoga con esse, riportando queste conversazioni sotto forma di simboli esoterici, un vero e proprio alfabeto spirituale che caratterizza la produzione dell’artista.
Il suo processo creativo si divide in due fasi ben distinte: la creazione grezza e disinibita, in cui le energie spirituali fluiscono attraverso di lui, e la successiva interpretazione razionale, che decodifica queste esperienze e i simboli incorporati nelle sue opere.
È grazie a questa dualità che l’artista può acquisire una comprensione più profonda di se stesso e della realtà: la pratica artistica diventa così un’esperienza mistica, che permette di liberarsi dai condizionamento sociali e culturali, e di riscoprire un’identità individuale più autentica.
Attraverso le sue opere, i cui simboli toccano le corde dell'inconscio e creano una connessione energetica con chi le osserva, Emanuele condivide con gli spettatori questo viaggio alla ricerca di un’identità non filtrata, e li invita a sfidare le proprie percezioni per ampliare la loro comprensione di chi sono veramente.
Parte del catalogo internazionale Alfabeto Astratto, diverse opere di Emanuele sono esposte al Palazzo dell'Emiciclo a L'Aquila, al Museo Bellini di Firenze e al AAIEE Gallery Center di Roma, accanto ad artisti di portata internazionale come Alfred ‘Milot’ Mirashi e sotto la direzione artistica di Miguel Gomez, direttore artistico della Bibart Biennale D'Arte.