«MACCHIE LUMINOSE A SOCCORSO DELL'OCCHIO OFFESO PER AVER FISSATO NELL'ORRIBILE TENEBRA» ~ NIETZSCHE
L'arte del gesto, li coraggio di espandere la propria coscienza su una superficie bidimensionale
appuntando numeri, cifre, simboli in una vorticosa ascesa dentro sè stessi.
Una strada dell'arte che nel suo furore espressivo riporta la mente ad un altrettanto difficile percorso interiore ed esoterico di "sinistra" memoria. Una pittura che prima di tutto si manifesta attraverso un rituale, una cerimonia privata, dove l'artista investiga e indaga le correnti che lo attraversano.
I dipinti di Emanuele Fortunati sembrano realizzarsi in tempi brevi, anzi, la frenesia creativa sembra accompagnare in ogni istante l'opera che si esaurisce davanti ai nostri occhi attraverso strappi, lacerazioni, migrazioni metempsichiche [Dal gr. MaTeyuxwois, comp. da METá (prep. che indica li trasferimento), év («dentro») e y u x h («anima»).].
La pittura emergerebbe quindi come ultima tappa di un processo creativo ed interiore iniziato precedentemente. L'occhio attento, ispirato, coglie le tracce cromatiche del combattimento che si è svolto su un piano che non ci è dato di vedere, ma di cui scorgiamo le tracce lasciate sulla tela.
Ogni tanto affiorano incrostazioni, momenti flebili in cui la materia sembra incresparsi, diventare meno fluida e li processo che l'ha portata sino a ìl farsi oscuro e disordinato.
Si intuisce che l'artista in quegli attimi si è incagliato in qualche problema di comunicazione, ed è emersa una sorta di frequenza disattesa, forse inaspettata, che è implosa su se stessa senza esprimersi chiaramente. Queste tracce sono come aborti spontanei, parole e pensieri che non sono stati colti e si autodistruggono.
Ecco che la pittura di Fortunati sembra raccontarci di dialoghi interrotti, ma drammaticamente cercati, voluti e trattenuti.
L'artista sembra sapere che li tempo gli è nemico. L'ispirazione va ricercata fino al momento cruciale, quando occorre registrare velocemente quello che sta passando, prima che si dissolva.
Così come la pittura di Fortunati mi è parsa frutto di apparizioni fantasmatiche, così ho cercato di tradurla in parole altrettanto inafferrabili, affinchè rimanesse lettera compresa solo da chi ha intravisto quei medesimi effluvi.
Il centro dell’interesse di Emanuele sono le persone: «Da che ho memoria, mi interessa il concetto di identità. Noi non sappiamo chi siamo davvero: abbiamo una famiglia, apparteniamo a una data società, svolgiamo un determinato lavoro che ci dà un preciso ruolo. È un modo di vivere attraverso il quale ci facciamo mettere addosso etichette di vario tipo. L’identità, così, diventa un concetto complesso poiché legato agli altri e a tutto ciò che ci circonda, tranne a quello che siamo davvero. [...]»
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Emanuele Fortunati incarna un approccio all'arte e alla vita che sfida i confini e supera le barriere. Esistono due modi di vivere: accettare regole e limiti, oppure vedere ogni confine come un trampolino verso nuove scoperte. Fortunati abbraccia pienamente il secondo, vivendo come un cuore ribelle e uno spirito libero.
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Con ogni pennellata e ogni creazione, invita chi osserva le sue opere a unirsi a lui in questa meravigliosa avventura, a vedere oltre i confini e a riscoprire l'immenso potenziale che risiede in ognuno di noi.
Ascolta qui l'intervista completa.
