Cosa distingue davvero un essere umano da un altro?
I suoi pensieri, o i suoi comportamenti? I suoi valori, o ciò in cui crede?
La verità, è che tolto il contesto dove un essere umano è nato e cresciuto, di lui rimane poco e niente.
Come possiamo, infatti, realmente separare l’identità di una persona dai condizionamenti sociali e culturali dell’ambiente dov’è cresciuta?
I nostri valori, i nostri gusti, le nostre aspettative e ambizioni e le nostre convinzioni non sono altro che il prodotto di influenze della società: la nostra identità individuale non è, allora, realmente qualcosa di unico e ben definito, ma è diluita nell’identità globale della società.
Per questo, nell’era moderna dove le influenze sociali sono ancora più amplificate dall’iperconnettività, scoprire quale sia la propria vera identità, quella svestita da ogni condizionamento, è uno dei più grandi enigmi che una persona si trova ad affrontare nel corso della propria vita.
“Il più grande enigma dell’era moderna” è un progetto che vuole ampliare il lavoro di ricerca sull’identità individuale di artisti come Cindy Sherman, Barbara Kruger e Jenny Holzer, integrando la componente spirituale, tratto distintivo dell’Espressionismo Spirituale: se la nostra identità umana è troppo diluita nell’identità globale, allora le nostre ricerche dovrebbero concentrarsi sulla nostra identità spirituale, che è invece incontaminata, e che seppur in modo velato mostra continuamente frammenti di sé per chi sa captarli.
Le opere del progetto, all’apparenza caotiche e disordinate, nascondono simboli che, al contrario, sono organizzati in modelli e schemi ben precisi, metafora del fatto che anche in un mondo così iperconnesso, caotico e dove l’identità individuale si fonde con quella globale, è comunque possibile ritrovare una connessione con la propria identità spirituale, decifrandone i frammenti nascosti nel caos.
Ogni opera è il frutto di un processo duale, che nasce dal desiderio di trovare un modo per separare la mia vera identità, quella spirituale, dall’identità globale.
Durante la prima fase mi interrogo su aspetti di me che so essere influenzati da condizionamenti sociali e culturali, con l’intento di separare ciò che è parte della mia vera identità da ciò che non lo è.
Il processo non è però razionale, ma una conversazione energetica con il mio spirito: tramite antichi rituali esoterici abbandono ogni razionalità e, in stato di trance, lascio fluire le risposte che cerco direttamente sulla tela, in modo crudo e senza nessun intervento.
Così come l’atto creativo è alimentato dall’esperienza spirituale, anche l’atto del dipingere i vari simboli esoterici alimenta l’esperienza spirituale stessa, in un processo mistico di crescita e trasformazione.
La seconda fase è, all’opposto, molto più razionale: è grazie alla decodifica delle geometrie sacre nascoste tra i tratti caotici dell’opera che posso dare un senso a quanto vissuto durante l’esperienza spirituale della pittura e, così, aggiungere un tassello per risolvere il (mio) più grande enigma dell’era moderna.
Questo progetto invita gli spettatori non solo a mettere in discussione i fondamenti della propria identità, ma anche a intraprendere il proprio viaggio per decifrare i simboli spirituali nascosti nel caos della vita, offrendo una chiave per comprendere la propria essenza spirituale, il suo legame con il mondo materiale e il percorso verso un'esistenza più libera e autentica.
Tutte le opere sono in acrilico su tela, di dimensioni 90x90x3 centimetri.
Curios* di sapere com'è nato "Se 3 indizi fanno una prova, di quanti ne ho bisogno per sapere chi sono?"? Ecco il video!